martedì 28 settembre 2010

La Fede smuove le Montagne...

Processione sul Monte Stella 1929
Se è vero non so, ma è certo che da che sono qui non mi sono mai mosso. Me ne sto tranquillo a farmi scaldare dal sole, lascio che le piogge scorrano su di me, che la notte alta geli la rugiada col respiro delle stelle, mi offro ai venti leggeri o impetuosi che accarezzano l’erba e scuotono gli alberi. Guardo la città che si stende ai miei piedi e ogni tanto allunga le sue dita rapaci verso di me per ghermirmi a brandelli con la sua inesauribile bramosia di spazi. Lo confesso, a volte la città mi spaventa, e sì che nella mia vita ne ho viste tante; mi appare prepotente e conquistatrice. A vederla dall’alto sembra una sirena sospesa sull’acqua, intenta a cantare la sua melodia pericolosa ed ammaliatrice, immemore del suo cuore che saldamente si ancora alla roccia. L’ho vista nascere, quasi timida; poi crescere a dismisura ingoiando campi, frutteti, pallidi fiori selvatici.
Chi sono? Scusate, non mi sono presentato. Sono il Monte Stella, per gli amici ‘a Stella. Sì, avete capito bene, sono quello che sfiorate ogni giorno con occhi che non vedono. Immagino che siate sorpresi, eppure mi conoscete; sono qui da prima che voi nasceste, sono stato protagonista di avvenimenti gioiosi e tristi di pace e di guerra. Sono certo che molti si stupiranno, ma ho deciso di far sentire la mia voce anche se sono sicuro che non c’è la minima possibilità che diventi un grande ed affermato scrittore perché dopo secoli che uno fa la montagna non può cambiare attività.
Forse non tutti sanno che da tempi remoti le popolazioni che mi circondano si ritrovano ogni anno qui per rinnovare la tradizione gentile dell’omaggio alla Madonna del Monte Stella, che si venera in un’antica chiesetta che sta qui addirittura dall’anno Mille. Me li ricordo quei tempi: come formiche lungo i miei fianchi, la gente si arrampicava da Salerno, da San Mango Piemonte, da Sordina, da Matierno, da Fratte, da Fusara, da Baronissi, da Pellezzano, da Fisciano e da Castiglione del Genovesi. Quanta festa all’arrivo, ma poverini quanta fatica per salire fino a quota 1000! Non c’era strada, ma solo sentieri scavati dalla fede e dalla pietà del popolo e dei benedettini che presso l’Abbazia pregavano lavorando. C’erano canti, e preghiere, e danze e spari a salve, e soprattutto gioia serena, religiosità incontaminata. Sino al 1940, la festa si svolgeva ogni anno il giorno otto settembre. Si partiva da Ogliara nelle prime ore del mattino, portando a spalla la statua della Madonna. I fedeli seguivano cantando inni sacri. Sulla cima, quasi contemporaneamente, giungevano i pellegrini. La parte sacra della festa si completava con una serie di messe, cui partecipavano i pellegrini, confessandosi e comunicandosi, poi un'altra processione sul monte per benedire i due versanti: il Golfo di Salerno e la Valle dell'Irno. Non mancavano offerte di ceri e di danaro. Dopo questa data la festa non si svolse più con la tradizionale continuità, ma piuttosto raramente. Oggi questa tradizione, con alcune modifiche, è stata riportata agli antichi fasti. L'ultima domenica di Agosto, la Madonna viene condotta ad Ogliara da un elicottero dei Vigili del Fuoco. La prima domenica di settembre, al mattino presto, viene portata a spalla in processione sino alla cima del Monte, seguita da una folla numerosa di fedeli. Giunti al monte, vengono celebrate due messe, al termine delle quali la Madonna viene portata in Processione per benedire i due versanti del Monte: il Golfo di Salerno e la Valle dell'Irno.
“Io sono qui, non dimenticatevi di me, non maltrattatemi, rispettatemi come ho rispettato voi senza farvi mai del male. Sono solo una montagna, ma sono la vostra montagna, la vostra amica, pronta ad accogliervi, a darvi sempre il meglio di me. Venite a trovarmi, non solo a settembre, vedrete che insieme staremo bene.”
Vi aspetto. Il vostro Monte Stella.

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